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I 100 anni dell'Araldo Abruzzese

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ultima modifica 24/04/2025 10:21

Il Presidente Ruffini interviene al Convegno...

18 Marzo 2004

A nome della Provincia e mio personale, un fraterno benvenuto a tutti gli ospiti, che ci onorano con la loro presenza. Un saluto affettuoso al nostro Vescovo, Monsignor D'Addario.

La sua figura rappresenta sicuramente per molti, un riferimento per lo stile e la maniera con le quali sa coniugare i temi dell'evangelizzazione con quelli dell'attualità; sempre attento a interpretare i disagi e i problemi della società e dargli una chiave di lettura e una soluzione, in nome dei principi più profondi della cristianità.

Una capacità, questa di comunicare, con semplicità, anche le questioni più difficili e complesse che, noi teramani, abbiamo avuto modo di riconoscere e apprezzare in numerose circostanze.
 
Una capacità così importante, oggi, non solo per chi "comunica di professione" come i giornalisti ma per tutti coloro che devono ascoltare e sintetizzare le esigenze della comunità.

Ringrazio l'Araldo, quindi, per lo sforzo compiuto nell'organizzare un evento tanto significativo, che si cala con molto tempismo su un argomento, quello del ruolo dell'informazione e della nuova legge, meglio conosciuta come legge Gasparri.

Una legge controversa, che ha diviso il Paese e le sue rappresentanze istituzionali, che personalmente non condivido e sulla quale, bene avete fatto, bene ha fatto l'Araldo, ad aprire un dibattito, una riflessione, così ampia e così autorevole, che si concluderà proprio con l'intervento del Ministro.

Voi, giornalisti e organi di informazione, cattolici e laici, siete i medium, i mezzi, ai quali è affidato il delicato compito di raccontare a tutti i fatti, gli avvenimenti.

La corretta informazione, la conoscenza piena dei fatti, è un elemento fondamentale di civiltà e di libertà.
Per questo la Costituzione italiana prevede il diritto di tutti a manifestare liberamente con ogni mezzo di diffusione il proprio pensiero, garantendo la più ampia pluralità di opinioni.
E' un tema di rilievo internazionale, tanto da  portare il Parlamento europeo ad approvare per la seconda volta un ordine del giorno a difesa del pluralismo e contro l'eccessiva concentrazione dell'informazione in Italia.

Una concentrazione che rischia di nuocere anche quelle voci, come la vostra, che con l'impegno dei Grandi ma le risorse dei Piccoli, cercano di accendere i riflettori su una informazione che non è merce, ma semplicemente, veicolo, trasmissione, mezzo a servizio di tutti.

Ed è la parola «mediazione», giustamente, che sintetizza la vostra funzione, che si colloca fra la verità e la pubblica opinione. Siete in mezzo fra i fatti ed il pensiero della gente, dei vostri lettori; e naturalmente siete in mezzo non solo per porgere delle notizie ma anche per fornire delle chiavi di lettura, all'opinione pubblica. Ora una tale funzione,  deve essere esercitata con l'amore  per la verità da una parte e con attenzione al lettore dall'altro, Compiuta con vigore e rigore, e a servizio non solo di una fuggevole  contingenza, di una cronaca frettolosa, ma di una puntuale rappresentazione di fatti, avvenimenti e opinioni, la più ampia e completa possibile.
La stampa cattolica, evidentemente, a questa necessità, aggiunge anche quella di rispondere ad una esigenza di evangelizzazione rispetto ai temi della cristianità, delle vocazioni e una attenzione particolare agli interessi e ai problemi degli ultimi, dei sofferenti, di quelli che non fanno notizia.Anche se alla stampa cattolica, quindi, si aggiunge questo elemento, quello dell'evangelizzazione, mi pare importante sottolineare che il dibattito che avete deciso di svolgere in questa circostanza, così importante, per voi, si inserisce nel più ampio dibattito sul ruolo dell'informazione in una società complessa come la nostra. Ancora un grazie, quindi, all'Araldo, al suo direttore Mecca, alla Diocesi di Teramo che ne è l'editore, a tutti i collaboratori di oggi e a tutti quelli che in questi cento anni non hanno fatto  mancare il loro impegno e il lavoro contribuendo così a costruire quella pluralità di informazione e di opinioni che sono alla base di una sana democrazia.

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