Covid19: cosa è cambiato nella vita delle donne.
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- ultima modifica 22/11/2021 15:15
Una ricerca commissionata dalla consigliera provinciale per le Pari Opportunità, Beta Costantini: "Un utile strumento per orientare i decisori e le amministrazione rispetto ai nuovi bisogni e alla progettazione di servizi sociali: le donne sono state le più colpite ma anche quelle che si mostrano più reattive".
Teramo 22 novembre 2021. Una sola certezza: la pandemia ha impattato, molto e negativamente, sulla vita delle donne. Che però mostrano di essere tanto resilienti e di avere strumenti culturali e professionali per reagire. Tanti gli spunti di riflessione, soprattutto per chi si trova a riprogettare servizi sociali, progetti di inclusione e modelli di lavoro con i fondi ordinari e straordinari che arrivano dall'Europa, che si rintracciano nell'indagine voluta dalla consigliera provinciale per le Pari Opportunità, Beta Costantini, realizzata dalla docente di UNITE, Agnese Vardanega, esperta di scienze sociali e analisi dei dati.I primi risultati (in una prossima pubblicazione lo studio completo) sono stati presentati questa mattina in Provincia da Agnese Vardanega, docente dell'Università di Teramo esperta di data analysis e scienze sociali, dalla consigliera provinciale per le pari opportunità e il sociale, Beta Costantini, promotrice dell'iniziativa con gli interventi degli ambiti sociali delle Unioni dei Comuni - Gran Sasso e Vibrata rappresentati da Piergiorgio Possenti e Simona Antonini - e dell'assessora del comune di Tortoreto, Angela Recinelli. Se è stato raggiunto un campione rappresentativo di 600 donne è anche grazie al lavoro svolto dagli sportelli sociali, dai sindacati, dalle associazione e dai Comuni. La doppia modalità di raccolta - on line e in presenza - ha consentito, quindi, di intercettare condizioni molto diverse.
I risultati, in linea con quanto già conosciamo sulla vita delle donne italiane, hanno focalizzato alcuni elementi peculiari di questo territorio. La provincia teramana ha una popolazione stabile e in lieve decrescita, il che implica una popolazione femminile con un'età media piuttosto avanzata. Si rileva con chiarezza, inoltre, il forte radicamento - tipico nelle regioni del sud Italia - della cosiddetta "doppia presenza": anche quando lavorano le donne si fanno carico da sole delle responsabilità familiari e domestiche. Un elemento, questo, molto importante per comprendere l'impatto delle Covid sulla vita delle durante e dopo il lockdown (VEDI DETTAGLIO INDAGINE IN ALLEGATO). Uno degli aspetti più interessanti e quello relativo alla digitalizzazione: le donne hanno lavorato con i figli in dad, hanno fatto ricorso alla formazione in maniera molto più rilevante che in passato proprio perchè fruibile su piattoforme on line: anche per questo individuano con puntualtà le criticità di una "rete digitale" che non regge le attuali esigenze e chiedono un ampliamento di tutti i servizi digitali.
"Ovviamente la pandemia ha avuto un impatto molto negativo in quelle situazioni familiari più fragili,e questo pare ovvio ma il carico di lavoro è aumento per tutte: quelle che lavorano e quelle che non lavorano. Investite di nuovi carichi per la cura e assistenza non hanno avuto tempo per trovare un'occupazione - ha dichiarato Agnese Vardanega - e questo è un elemento molto preoccupante. Se le donne non hanno tempo per sè o per lavorare, rimanere a casa può diventare una sorta di scelta obbligata e le attuali politiche del lavoro sono assolutamente inadeguate a far fronte a questa situazione. D'altro canto chi lavora, in un Paese denatalizzato, rinuncia o rinvia la decisione di fare figli perchè non ci sono servizi sociali adeguati, nè a mitigare questo aspetto possono essere utili misure spot che oggi ci sono e domani non si sa".
"Non siamo ancora fuori dall'emergenza - sottolinea la consigliera Beta Costantini - ma è chiaro che certi cambiamenti in negativo stanno influenzando pesantemente sulla vita delle donne e si traducono in un peggioramento non solo della loro vita ma della qualità delle relazioni e delle dinamiche sociali. Bisogna lavorarci: il messaggio di una migliore qualità dei servizi digitali, delle opportunità legate allo smart working e più in generale ai cambiamenti dei modelli organizzativi del lavoro, di servizi sociali ritagliati sui nuovi bisogni, sono una frontiera di impegno per tutti i decisori pubblici, per gli enti locali e per il Governo: dai finanziamenti straordinari dell'Europa arriva una sfida che potremo cogliere solo con una nuova programmazione".