Alla Biblioteca Delfico il "Libro imbullonato" di Depero e la raccolta della rivista Lacerba
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- ultima modifica 06/06/2012 15:46
Due opere di riferimento del movimento futurista: una donazione di Ferdinando Corona, il teramano alla guida della storica casa editrice Vallecchi di Firenze
Ferdinando Corona, teramano d’origine e fiorentino d’adozione, alla guida della storica casa Editrice Vallecchi, ha donato alla Biblioteca Delfico della Provincia il “Libro Imbullonato” di Fortunato Depero (1927, casa editrice Dinamo Azari) e la raccolta della rivista “Lacerba”: due opere di particolare pregio che rappresentarono un punto di riferimento per il movimento futurista. Corona non è nuovo a simili iniziative: già nel 2008 arricchì il patrimonio librario della Delfico con una serie di volumi molto pregiati e fra questi il Biblia Bibliorum, stampato nel 1541 dal tipografo-editore francese Jean Marechal. Un’opera della quale in Italia si conservano soltanto altri due esemplari (uno alla Biblioteca universitaria di Bologna e un altro alla Biblioteca apostolica vaticana). L'opera, infatti, messa all'indice perchè conteneva una lettura non ortodossa della Bibbia, è andata quasi totalmente distrutta.
Per sottolineare la circostanza, Luigi Ponziani, direttore della Biblioteca Delfico, ha organizzato una riflessione “Sul primo Novecento letterario e artistico” con interventi di Gianni Oliva, dell’Università D’Annunzio (La cultura letteraria del pimo Novecento attraverso le riviste) e Manuela Valleriani, storica e critica d’arte (Il Futurismo, Fortunato Depero e il Libro Imbullonato) che sarà ospitata dentro la corte della Biblioteca Delfico venerdì 8 giugno a partire dalle ore 21.
Alla serata letteraria sarà presente, naturalmente, anche Ferdinando Corona. L’iniziativa è stata presentata questa mattina dal direttore Luigi Ponziani, dall’assessore alla Cultura, Giuseppe Antonio Di Michele e dal segretario/direttore generale, Gianna Becci, nella sua veste di dirigente della Biblioteca.
Di Michele ha ribadito “il ruolo centrale che riveste la Biblioteca Delfico non solo nel panorama regionale ma in quello nazionale e le preziose e prestigiose donazioni di importanti mecenati sono una testimonianza della stima e dell’affetto che in tanti nutrono nei confronti di questa istituzione culturale”. Di Michele ha quindi ringraziato Ferdinando Corona “per questa e per le altre donazioni già effettuate alla Delfico: un gesto del quale tutta la comunità teramana deve essergli grata”.
“C’è un doppio rilievo – ha affermato Ponziani - quello civile, riguardante la generosità e la sensibilità culturale del donatore e poi, ovviamente, quello sul valore intrinseco, notevole, delle opere. A legare questi due aspetti il rapporto che la Biblioteca mantiene con il territorio e con il tessuto culturale non solo locale”.
- IL "LIBRO IMBULLONATO" (1927)
Il volume noto come "libro imbullonato" fu progettato da Fortunato Depero, nel 1927, per promuovere la propria attività e quella della casa editrice Dinamo Azari. Si tratta di una pubblicazione composta da 234 pagine, con copertina fustellata e chiusura realizzata con bulloni in alluminio. Nell’ambizioso progetto originale era stata prevista una tiratura di 2000 copie, tiratura che non fu possibile realizzare, a causa degli altissimi costi di produzione.
La parte che richiese il maggior tempo di elaborazione fu proprio quella relativa al frontespizio, dove si rendeva necessario un equilibrio grafico difficile da trovare tra il titolo del libro Depero futurista e l’editore Dinamo Azari, che, secondo gli accordi, doveva comparire con ugual peso nella grafica di copertina.
Poesie pubblicitarie ed esempi di onomalingua, furono inseriti da Depero in questo libro macchina, rilegato con due bulloni metallici e relativi dadi e copiglie, per suggerire al fruitore un possibile smontaggio a proprio piacimento. I bulloni, progettati prima in legno, per le edizioni cartonate, e in alluminio, solo per quelle con la copertina in acciaio, furono infine realizzati tutti in alluminio. Del volume fu fatta un’edizione speciale con copertina metallica, destinata a importanti personalità, tra cui persino Marinetti e Mussolini.
Con il "Libro imbullonato”, Depero riuscì a realizzare ciò che si era proposto fermamente: fare di questa pubblicazione un manifesto ideologico del Futurismo. Come lui ricordava: “Il libro deve essere l’impressione futurista del nostro pensiero futurista”.
- LACERBA (1913-1915)
«Lacerba» fa la sua comparsa per la prima volta a Firenze il 1° gennaio 1913. La rivista è pubblicata dal tipografo Attilio Vallecchi, alla sua prima esperienza da editore. La periodicità quindicinale viene mantenuta fino al numero 24 del 1° dicembre 1914; nel 1915 diventa settimanale e uscirà ogni domenica. «Lacerba» è animata dall’allora trentaduenne Giovanni Papini che - come ci ricorda Sebastiano Vassalli ne «L’alcova elettrica» (Torino, Einaudi, 1986) – a quel tempo è «un nipotino sgraziato del Superuomo di Nietzsche, un Superuomo di carta, un misto di goliardia e di canaglieria dai comportamenti contraddittori e non sempre decifrabili. In questa rischiosa avventura Papini si avvale dell’aiuto di tre collaboratori: il trentaquattrenne Ardengo Soffici, aspirante pittore e scrittore di successo, il triestino Italo Tavolato, giunto a Firenze per studiare filosofia, fedelissimo di Papini, il quale rappresenta per lui il maestro di vita e di pensiero, oltre che il datore di lavoro; infine il ventottenne Aldo Palazzeschi (il cui vero nome è Alfredo Giurlani), poeta garbato, estroso, che si dichiara futurista. Il periodico è inaugurato dallo scritto Introibo, ossia un manifesto programmatico suddiviso in 16 punti; il quattordicesimo punto può servire per comprendere meglio lo spirito che anima i fondatori: «Queste pagine non hanno affatto lo scopo né di far piacere, né d'istruire, né di risolvere con ponderatezza le più gravi questioni del mondo. Sarà questo un foglio stonato, urtante, spiacevole e personale. Sarà uno sfogo per nostro beneficio e per quelli che non sono del tutto rimbecilliti dagli odierni idealismi, riformismi, umanitarismi, cristianismi e moralismi». Una rivista che si propone come spregiudicata e agguerrita non può tuttavia non tener conto della novità più dirompente e rumorosa di quegli anni, e cioè il movimento futurista milanese, attivo già dal 1909. E difatti Marinetti, Boccioni, Russolo e Carrà, i primi attori del futurismo milanese, elessero «Lacerba» organo del loro movimento, utile strumento per diffondere le loro idee e le loro imprese. Con l’inizio della prima guerra mondiale «Lacerba» si getta immediatamente nel fuoco del dibattito tra interventismo e atteggiamento neutrale, orientandosi verso un violento e acceso sostegno dell’entrata in guerra dell’Italia. Si assisterà a un crescendo di violenza interventista che culminerà con la propaganda enfatica dei miti della violenza purificatrice, della razza, del sangue. «Lacerba» sospende le pubblicazioni col numero del 22 maggio 1915, quando l’Italia è ormai in guerra. Papini festeggia l’entrata nel conflitto con toni trionfalistici e, forse inconsapevole della portata di un evento che sconvolgerà il volto, non solo artistico e letterario, dell’Europa, è certo di un rapido ritorno alla consueta attività della rivista: «Non abbandoniamo perciò la nostra opera. La riprenderemo con nuove forze, senza nulla rinnegare e molto, speriamo, aggiungendo. Questo non è un addio ma una pausa e una sosta…..». Ma la rivista non riaprirà più.
Teramo, 6 giugno 2012