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"Voglia di correre” - Teatro e chiusura circolo

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pubblicato 15/05/2014 10:03

Incontro con: Elio Forcella A cura di: Domenico Spina Letture scelte: Vincenzo Di Bonaventura Musica: Danilo Di Nicola

Data
https://old.provincia.teramo.it/eventi/voglia-di-correre201d-teatro-e-chiusura-circolo "Voglia di correre” - Teatro e chiusura circolo
17/05/2014
da 21:30 to 00:00
(Europe/Rome / UTC200)
Dove Giulianova Alta, Via Gramsci 46/a
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L’opera “Voglia di correre”, dell’autore atriano Elio Forcella, ripercorre (correndo!) quasi un quarantennio di storia italiana attraverso momenti di vita reali, visioni, suoni e sogni visti da una prospettiva, una volta tanto, non “cittadina” ma provinciale, offrendo uno spaccato essenziale ma ricco di immagini a metà strada tra l’onirico ed il reale.

Nel testo sono fissate le tappe di un’esistenza che sfiora il vissuto di più generazioni, passando dal secondo dopoguerra, con le difficoltà di una comunità rurale (collocata nel mezzogiorno d’Italia) sino alle soglie della contemporaneità e del disimpegno. La povertà e la “voglia di correre” sono probabilmente insite in quell’epoca di sofferenza e ricostruzione, di privazioni e sogni, di emigrazione e progetti. L’occhio del “nostro” bambino ne coglie (nelle prime tappe) la drammaticità ma ancora stupisce la capacità di essere felici (seppur malinconici) nel difetto di possibilità.

Le possibilità (nelle tappe successive) crescono e sono cercate con rabbia (forza) dal “nostro” giovane ribelle; dalla sessualità urlata contro i tabù e le convenzioni sociali, al primo concetto di “un altro Mondo è possibile” non attraverso le lotte ed i lacrimogeni di Valle Giulia ma, bensì, nei ricordi di una lotta politica di Provincia (della nostra Provincia) dove il massimo della violenza (fortunatamente) è dato dalla scazzottata tra “diversi estremismi” indistinti nel loro spasmodico bisogno di distinguersi.

Nel “nostro” uomo (fiaccato, ma non vinto, dal piattume della “normalità” di una società che persegue metodicamente la cancellazione di ogni spazio di sogno e di speranza) c’è (nelle ultime tappe) la riscoperta della “voglia di correre” e del suo sogno (quello di costruire un mondo più giusto) che credeva assopito per sempre.

Si scopre, nel fluire veloce e comprensibile di Elio Forcella, che non esiste cliché nella narrazione ma (unitamente all’ironia “leggera”) il pathos e la capacità nello sfiorare le corde delle nostre sensibilità; se a volte la lacrima affiora, non è mai ricerca cialtrona di essa, né il sorriso è mai fine a se stesso. E’ un ri-affiorare del nostro essere e all’autore va riconosciuto, in primo luogo, la capacità di evocare la memoria. Senza di essa, e senza la sua storia, l’uomo non si distingue e rimane terra sotto il ghiaccio spesso.

 

L’opera di Elio Forcella (nato e residente ad Atri, considerato tra i più prestigiosi drammaturghi contemporanei abruzzesi, vincitore tra l’altro del Premio Flaiano, Premio Vallecorsi, il Concorso Internazionale di Nuova Drammaturgia Italiana “E.De Filippo” New York, promosso dal Dipartimento Italiano della Columbia University) ed il premio “Autori Italiani” per l’opera summenzionata, ha il merito, già nel suo DNA, di sapere e poter coinvolgere molteplici soggetti, non affastellati disordinatamente ma distinti ed “unici” nella propria peculiarità.

Affidare le letture scelte dell'opera all’attore Vincenzo Di Bonaventura (ricordiamo la sua formazione artistica vissuta tra Franco De Maestri, la scuola di teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone con la partecipazione di Jacques Lecoq) è già garanzia di qualità e certezza di riuscita. Difficilmente è possibile riunire sensibilità artistiche ma bisogna affermare con forza che è alchimia vincente unire sensibilità affini. Le affinità sono addirittura elettive tra Elio Forcella e Vincenzo Di Bonaventura, un “unicum” si potrebbe pensare fortunoso, nella misura in cui personaggi di questa caratura sono “contenuti” nella Provincia di Teramo.

Se poi a tutto ciò aggiungiamo la presenza scenica di un chitarrista di fama (travalicante l’ambito locale) quale Danilo Di Nicola il quadro è completo. La parte musicale nello scorrere del fiume narrativo è integrante e scandisce, caratterizzandole, le fasi, le anse e le piene, le rapide (tante) e le stasi (poche). Si poteva affidare questo corollario al vuoto suono di apparati elettronici; la presenza sul palco di Danilo Di Nicola, seppur in “penombra”, pone il giusto accento e fa raggiungere l’acme alla rappresentazione.

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