Vinicio Marchioni e Francesco Montanari con "Uno Zio Vanja" in un imperdibile tour abruzzese
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- pubblicato 06/02/2018 11:54
Vinicio Marchioni "Il Freddo" nella serie tv "Romanzo Criminale" e “il Libanese” Francesco Montanari saranno il 6 febbraio al Fenaroli di Lanciano, il 7 e 8 al Comunale di Teramo, il 9 al Maria Caniglia di Sulmona e il 10 e 11 febbraio al Marrucino di Chieti protagonisti delle Stagioni Teatrali organizzate da ACS Abruzzo Circuito Spettacolo in collaborazione con le Amministrazioni comunali, con “Uno zio Vanja” di Čechov nell’adattamento di Letizia Russo, regia di Vinicio Marchioni in un nuovo allestimento tutto da scoprire.
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Vinicio Marchioni e Francesco Montanari con "Uno Zio Vanja" in un imperdibile tour abruzzese
Dal 07/02/2018 al 08/02/2018
(Europe/Rome / UTC100)
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Dove | Cineteatro Comunale di Teramo, via Rozzi 9, Teramo |
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La malinconica tragedia delle aspirazioni deluse di persone che, a forza di pensare, hanno finito per rinunciare ad agire o che tentano di reagire. Ma falliscono mettendosi in ridicolo. Rileggendo il testo, Marchioni ha trovato che la vecchia piantagione piena di debiti al centro del dramma ricordasse la crisi dell'Italia, la nostra mancanza di fiducia e speranza. In questa nuova versione di Zio Vanja, i protagonisti ereditano un teatro di provincia, in uno dei luoghi fortemente colpiti dagli ultimi terremoti. Quelle macerie sono una metafora della nostra situazione: non per parlarne in modo negativo, ma per cercare la marcia giusta per ripartire. In fondo è a questo che Cechov ci invita: capire quanto sia meschina l’esistenza borghese, così priva di slanci e di entusiasmi, così mediocre e vuota, per inventarsene una diversa. E uscire dalla gabbia che ci siamo fabbricati per diventare uomini migliori. Le scene sono di Marta Crisolini Malatesta, i costumi di Milena Mancini e Concetta Iannelli, le musiche di Pino Marino, le luci di Marco Palmieri. Una produzione Khora.teatro in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana.
Note di regia
“I temi universali della famiglia, dell’arte, dell’amore, dell’ambizione e del fallimento, inseriti in una proprietà ereditata dai protagonisti della vicenda di Zio Vanja, sono il centro della messa in scena.
Cosa resta delle nostre ambizioni con il passare della vita? E se fossimo in Italia oggi, anziché nella Russia di fine 800? La nostra analisi del capolavoro cechoviano parte da queste due domande, che aprono squarci di riflessioni profondissime, attraverso quello sguardo insieme compassionevole, cinico e ironico proprio di Anton Cechov finalizzato a mettere in scena «gli uomini per quello che sono, non per come dovrebbero essere»”.