"La pazza della porta accanto" - “Primo Riccitelli” Teatro Comunale Teramo
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- pubblicato 20/02/2017 12:36
Martedì 7 marzo 2017 ore 21 (Turno A) - Mercoledì 8 marzo 2017 ore 21 (Turno B) - Mercoledì 8 marzo 2017 ore 17 (Turno C) Anna Foglietta in "La pazza della porta accanto" di Claudio Fava, con Angelo Tosto, Alessandra Costanzo, Sabrina Knaflitz, Liborio Natali, Caterina Fiocchetti, Cecilia Di Giuli, Stefania Ugomari Di Blas, Giorgia Boscarino, Gaia Lo Vecchio, ideazione scenica Alessandro Gassman con la collaborazione di Alessandro Chiti, costumi Mariano Tufano, musiche originali Pivio & Aldo De Scalzi, disegno luci Marco Palmieri, videografie Marco Schiavoni, regia Alessandro Gassman.
Tipologia |
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Data |
https://old.provincia.teramo.it/eventi/la-pazza-della-porta-accanto-teatro-comunale-teramo
"La pazza della porta accanto" - “Primo Riccitelli” Teatro Comunale Teramo
Dal 07/03/2017 - 05:20 al 08/03/2017 - 23:59
(Europe/Rome / UTC100)
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Questa pièce non è il girone dei matti: è l'incontro imprevisto, irriproducibile, tra la follia e la poesia. Alda Merini entrò per la prima volta in manicomio nel 1965, a trentaquattro anni. Lasciandosi alle spalle due figli, un marito e alcune raccolte di poesie che l'avevano già indicata come una delle voci più creative di quegli anni. In manicomio Alda resterà, a periodi alterni, per quasi vent’anni. Di quel tempo interminabile restano migliaia di versi, brevissimi, lucidi, sprezzanti, innamorati. Resta la memoria livida di cosa fosse il destino dei matti nell'Italia dei manicomi: la chimica usata in dosi massicce per ottundere le menti, le iniezioni di leptozina e di doprel fino a farti perdere definitivamente il senno, il rito settimanale dell'elettroshock, l'umanità pietosa di qualche medico, il cinismo inossidabile di tutti gli altri.“ A queste si può fare tutto che tanto sono matte" dice la caposala guardando la Merini. E tutto, tutto le verrà fatto, negato, tolto, inflitto. Finché anche lei, come gli altri, penserà che sia giusto così: matta tra i matti: "Avevamo imparato a considerare tutto ciò che ci veniva dato come un dono del cielo, elettroshock compresi". Ma Alda non si rassegna. Sulle cose che accadono e che le accadono trattiene uno sguardo avido, curioso, impietoso. La sua forza è la poesia: o meglio, la congiunzione tra follia e poesia che in lei si fa carne, vita, parola, fuga. E che le procura, come un'ombra di adolescenza che ritorna, perfino il silenzioso innamoramento per un matto come lei, Pierre, un uomo semplice, ignaro, puro. Finché un giorno aprono i cancelli del manicomio. E non ci sono più i matti. Alda e le altre si riversano fuori dalle mura del manicomio, libere finalmente di abbracciare la terra, di affondare la faccia in mezzo all'erba di un giardino, di riempirsi la bocca di quel sapore osceno e felice.